Erwin J. Haeberle
"PARAFILIA"
– UN CONCETTO PRESCIENTIFICO
Alcuni
commenti ad un dibattito corrente
Tradotto
in italiano da Peter Boom
http://www.pansexuality.it
Quando feci il professore
universitario dicevo spesso ai miei studenti che la storia della sessuologia in
gran parte consiste di una storia di idee e in molti casi di una storia di idee
pazze.
Questo si può dimostrare, per esempio, prendendo sotto la lente i termini
"scientifici" e professionali usati nei diversi periodi per definire i vari
comportamenti sessuali. Ovviamente se ne deduce che una parte della
terminologia introdotta dai nostri pionieri in sessuologia oggigiorno può
essere considerata largamente obsoleta. Quando cerchiamo di comprendere per
quali motivi questo cambiamento è occorso, ci accorgiamo che non è solo e
semplicemente a causa del progresso scientifico. Scopriamo anche e dobbiamo
comprendere una ragione nascosta e raramente discussa di storia culturale: Gli
sforzi scientifici possono essere, e spesso sono, soggetti ad influenze
non-scientifiche – religione, tabù sociali, leggi civili e criminali, politiche
partigiane, manie e mode intellettuali, pressioni di gruppi potenti (lobby),
opportunità di finanziamento di ricerche, politiche di assicurazioni sulla
salute, la stampa, cinema e televisione, internet e molto, molto altro.
Guardando indietro nella storia, si può fare un'osservazione generale
preliminare: Nelle nostre società occidentali le influenze non-scientifiche
hanno, in un modo o l'altro, rafforzato due importanti tendenze culturali – la
criminalizzazione e la cura medica del comportamento sessuale umano. Ambedue
queste tendenze posseggono le loro proprie storie affascinanti, ma non è il
caso di approfondirle qui. Può bastare di osservare che, attraverso gli anni,
sono sorte anche contro-tendenze corrispondenti, cioè degli sforzi per
decriminalizzare e per non curare. Per ciò che riguarda la non-cura medica, gli
psichiatri si sono stati trovati su sponde diverse: Qualche volta sono stati
veri "missionari della medicalizzazione", ingrandendo i loro manuali
aggiungendo nuove diagnosi, altre volte invece erano favorevoli alla tendenza
contraria riducendo il numero dei comportamenti sessuali da curare. Tutto
sommato però la tendenza verteva verso la riduzione: Oggigiorno le diagnosi
sono diminuite e diventate più scientifiche e precise. In ogni caso tutte
queste battaglie ideologiche, le lotte professionali di potere, i movimenti di
liberazione delle minoranze, le innovazioni tecnologiche, l'odierna rivoluzione
tecnologica insieme ad altre influenze non-scientifiche hanno giocato un ruolo
forgiando le nostre idee in relazione alla sessualità umana, lasciando inoltre
le loro tracce nella nostra terminologia professionale. Direttamente o
indirettamente, per il bene o per il male.
Recentemente, nella preparazione della nuova edizione del Manuale
Diagnostico e Statistico (DSM V) dell'APA (American Psychiatric
Association), il vecchio termine "parafilia" è stato oggetto (abbastanza in
ritardo) di esami critici ed un acceso dibattito:
Attualmente, questo termine è sempre apparso agli occhi di osservatori critici
con un bagaglio filologico e filosofico, moralistico e perciò prescientifico.
In poche parole, per studiosi non appartenenti al campo della sessuologia, è
stato sempre difficilmente comprensibile per quale ragione il termine "parafilia"
non è stato eliminato anni fa insieme con altri termini ideologici, imprecisi o
fuorvianti come "perversione", "deviazione", "eiaculazione prematura","coitus
interruptus", "surrogato sessuale", "controllo delle
nascite", "sesso opposto" e simili. (Per dettagli pregasi di vedere "click
here" sul sito del professor Haeberle – http://www.sexarchive.info/GESUND/ARCHIV/GLOSS.HTM
Bisogna constatare, a parte alcune
eccezioni, che i sessuologi, soprattutto coloro che sono medici e psichiatri
non sono mai stati molto sensibili ad interpretazioni linguistiche o alle
origini ed il preciso significato dei termini. La maggior parte di loro, come
molti altri specialisti, hanno poco interesse nell'etimologia e nella
semantica. Una volta che un'espressione
professionale viene ufficialmente riconosciuta, essi l'abbracciano in pieno e
non importa quante volte è stato provata poco pratica, illogica, senza senso, o
completamente sbagliata. Al riguardo, addirittura certi sessuologi radicali
sono stranamente conservativi.
Tornando al tema:
Tradizionalmente, gli psichiatri hanno definito "parafilia" semplicemente come
"disordine sessuale", aggiungendo che implica un comportamento "deviante" e "anormale".
Nel frattempo però alcuni colleghi si sono sentiti dubbiosi di fronte a queste
tanto vaghe e poco chiare definizioni. E' per questa ragione che anch'essi
criticano il presente Manuale Diagnostico e Statistico (DSM) dell'APA
(American Psychiatric Association). Per le future edizioni i suddetti
colleghi tentano di introdurre alcune distinzioni e chiarificazioni nella
speranza di rendere i termini più accettabili ed utili. Un esempio tipico,
favorevole al "progresso" ed "illuminato" si può trovare in una recente opera:
Una parafilia e' un "forte
e persistente interesse sessuale, diverso da un comportamento copulatorio o
precopulatorio, con partner fenotipicamente normaili e consenuali adulti
umani" (1)
|
Secondo il mio parere questa
definizione solleva una quantità di interrogativi: Quanto forte è forte? Quanto
persistente dev'essere la persistenza per rientrare nei parametri? E quale tipo
di copulazione si suppone che dovrebbe seguire al "comportamento precopulatorio"?
Solo il coito? Come stanno le cose con il rapporto anale? Ci rientrano anche i
rapporti orali e
manuali ( masturbazione mutua)? Apparentemente no, perché è stato detto che
"carezze preparatorie" sono OK se portano al coito ed al rapporto anale, ma
diventano parafiliaci se portano a rapporti orali e mutua masturbazione? La
logica di questo ragionamento non mi è chiaro. E perché la enfasi sulla
copulazione come scopo ultimo dell'attività sessuale e sulla sua sola valida
giustificazione?
Dopotutto, sappiamo bene che i
terapisti sessuali spesso consigliano alle coppie anziane di " esplorare forme
non-coitali per fare l'amore" quando erezione e problemi di lubrificazione
vaginale rendono difficile il rapporto. Forse che questi terapisti vogliono incoraggare
un comportamento parafiliaco? Stanno forse deviando i loro clienti su
carreggiate oscure allontanandoli dall'unica e splendida strada
dell'appagamento erotico? Le pasticche per
accrescere la potenza ed i lubrificanti artificiali sono veramente indispensabili
a questi clienti per farli copulare e ritrovare un "vero amore" come auspicato
dagli psichiatri?
Su un livello più mondano: la definizione del testo sopra menzionato include
tra le parafilie anche l'esibizionismo consensuale del tipo che sta diventando
sempre più popolare ai giorni nostri: il reciproco guardarsi durante una
masturbazione attraverso il cam di un PC. In questo modo "voyeur ed
esibizionisti" possono piacersi, sia come risultato di una loro propria e
diretta iniziativa oppure attraverso più grandi website amatoriali. Infatti, ci
si può chiedere se, con i nuovi mezzi di comunicazione, i vecchi stereotipi di
"guardoni"avranno ancora un futuro. Anzi, è più probabile che sempre più gente
"normale" si serva di internet dove può mostrarsi e vedere altri con poco
sforzo, senza il rischio di un arresto e praticamente ad un costo nullo. Uno
stimolo che sembra essere più comune di quanto si potesse sospettare in un
primo tempo a causa di un crescente numero di questi video online, che ci fanno
pensare che domanda e offerta sono considerevoli ed ancora in crescita. Attualmente,
a molte persone che si servono di internet non serve nemmeno di eccitarsi con
l'aiuto dell'interazione, ma si accontentano guardando i tanti video porno
liberamente accessibili come aiuto ad una masturbazione solitaria.
Sembra che questo sia sempre più
comune tra i teenager maschili, ma anche tra uomini più maturi, singoli o
sposati. Qualcuno vorrebbe seriamente sostenere che tutte queste persone siano
parafiliache? Alcuni psichiatri potrebbero rispondere che, no, questa attività
non è parafiliaca finché non va esercitata in modo esclusivo e rimane un
semplice sostituto per una copulazione desiderata, ma temporaneamente
impossibile. Non mi convincono queste
argomentazioni pignole. Chi sarà qui l'ultimo ad arbitrare? Chi può decidere
cosa sostituisce cosa e che cosa è temporaneo, esclusivo e perché? A me, ogni
rivendicazione di certezza al riguardo sembra un'arroganza professionale ed una
cecità deliberata – un rifiuto di vedere lo spettro totale delle realtà
sessuale ai giorni nostri.
E ciò che riguarda la prostituzione su internet? Qui i partecipanti possono
vedere e forse anche ascoltare ma senza mai toccarsi. In altre parole: Non c'è
la possibilità per alcuna forma di una vera copula. Ed è per questa ragione che
si è sostenuto che la prostituzione su internet sia parafiliaca. Questo per me
non ha senso, perché è solo una nuova versione di un affare antichissimo. Tanto
per chiedere, il concetto di parafilia in questo caso è applicabile alla sola
prostituta o anche al cliente? (Per dettagli pregasi di vedere "click here" sul
sito del professor Haeberle – http://www.sexarchive.info/ECE6/html/internet_prostitution.html e http://www.sexarchive.info/ECE6/html/electronic1.html
Inoltre:
Il testo nella sua definizione parla di copulazione con "un adulto
fenotipicamente normale". Questo solleva due quesiti:
* Cosa significa fenotipicamente normale? Qualcuno sarebbe parafiliaco perché
si innamora di (ossia sente un intenso e persistente interesse sessuale verso)
qualcuno che presenta tutti i sintomi della sindrome di Turner o Klinefelter? O
sono fenotipicamente normali questi partner desiderati? Se lo sono, allora cosa
si dice nei casi di PAIS o CAIS? Dove passa esattamente la linea di confine? La
moglie del filosofo Moses Mendelssohn era parafiliaca perché si era
innamorata di un gobbo?
* Cosa si intende esattamente con la parola adulto?, Qualcuno a 18 anni
compiuti? O oltre 21? Dopotutto, l'età adulta legale è fissata differentemente
nei diversi paesi. Qualcuno forse vuole stabilire una speciale età psichiatrica
per diventare adulto che si applica in tutto il mondo e per ogni persona per
sempre? Se sì, quale età bisogna scegliere?
Era parafiliaco l'imperatore romano Adriano, perché sentiva un intenso e
persistente interesse nel sedicenne Antinoo il quale, come può
succedere, morì a 20 anni e quindi mai raggiunse l'età adulta? O forse sì?
L'età adulta nella Roma imperiale iniziò già all'età di sedici anni? O forse
anche prima? In tal caso l'infatuazione di Adriano non sarebbe mai stata
parafiliaca? O sarebbe doveroso di ipotizzare retro attivamente una differenza
tra età adulta legale e bio-psicologica anche per i tempi antichi? Se sì,
allora Adriano era forse un
parafiliaco per i primi due anni della loro relazione, ma non per gli ultimi
due anni? Quale rilevanza ha tutto questo e per chi? Per chi potrebbe avere
importanza? Per quale ragione avremmo bisogno di dare una etichetta
psichiatrica ad una delle più grandi storie d'amore di tutti i tempi?
Ed a proposito di Romeo e Giulietta che sentirono un interesse sessuale
reciproco, intenso e persistente e mai raggiunsero l'età adulta? (OK, presumo
che questo caso non conti, perché ambedue erano presumibilmente all'incirca
della stessa età). Ma prendiamo sotto la lente un'altra coppia di adolescenti –
Romulo (18) e Jeanette 13. Romulo potrebbe naturalmente
andare incontro ad accuse da codice penale ("corruzione di minorenni"). Nel
contesto presente però qualcos'altro è ancora più rilevante: siccome lui ha
cinque anni più di lei e,
secondo molti, un ragazzo adulto, alcuni considerebbero i suoi sentimenti
parafiliaci e potrebbero chiamarlo ebefilo (dal greco ebe= giovane). Questo è
un curioso nuovo termine per gente (di solito uomini) che si sentono attratti
dai giovani intorno all'età della pubertà o poco dopo (13 – 16 anni). Secondo
molti scrittori, gli oggetti di questo desiderio adulto possono essere
adolescenti di ambedue i sessi, ma altri limitano questo termine al desiderio
per giovani maschi. In quest'ultimo caso possono anche chiamarlo "efebofilia"
(dal greco efebos: adolescente), ma qualche volta ambedue i termini sono
intercambiabili e possiedono ancora altri significati. Significati che a
tutt'oggi non sono fissati precisamente. Per un commento saltiamo sull'ovvio e
ben stantio esempio della "pederastia" nell'antica Grecia, semplicemente
asserendo che nessun testo classico, neanche la Bibbia, ha mai considerato
l'attrazione di adulti verso giovani in fase di maturazione o già maturi
strano, raro, o straordinario in alcun modo. A quell'età, la maggioranza dei
giovani è già passata attraverso i riti d'iniziazione e sono stati accettati
pienamente come membri delle loro comunità (per esempio: Bar e Bat
Mitzvah). Infatti, attraverso la maggior parte della storia umana, milioni
di uomini adulti hanno sposato spose adolescenti. Quindi tutti ebefili- e
perciò parafiliaci?
E allora che dire dell'opera Don Giovanni di Mozart? Lui è a
caccia di ogni gonna che vede, ma, secondo il suo servo Leporello, il
quale tiene una lista delle imprese del suo padrone
" sua passion predominante è la giovin principiante". Per gli amanti
d'opera del diciottesimo secolo questa rivelazione non causava uno shock o un
minimo di sorpresa. Anzi, al contrario. Per loro, era la conferma che il
comportamento del Don, anche se aggressivo,
eccessivo e forse compulsivo, era "normale" almeno per una ragione – la scelta
delle sue vittime erotiche. Malgrado le sue molte caratteristiche antipatiche,
questo era qualcosa con la quale i maschi spettatori dell'opera si potevano
sempre identificare. In ogni caso, a parte di questo "tipico" orientamento sessuale
maschile, Mozart e da Ponte hanno qui creato un personaggio di
scena enigmatico e complesso. Alternativamente incantevole e senza scrupoli, un
egotista con le buone maniere ed un coraggioso nichilista, Don Giovanni
ha,
durante due secoli, dato ispirazione a molte e differenti interpretazioni. Ma
comprendiamo veramente meglio il suo carattere (e dunque l'opera tutta) se ora
lo chiamiamo un ebefilo?
Oggi molti psichiatri sostengono di non usare il termine "ebefilo" per Don
Giovanni e per tutti quei milioni di uomini che, nel passato, si sono
sposati con ragazze adolescenti. Dopotutto essi abitualmente continuarono le
loro relazioni sessuali anche quando le spose diventavano maggiorenni e
raggiungevano la mezza età. Molti uomini copulavano anche con donne mature (Don
Giovanni portò a letto molte centinaia di femmine in molti paesi: "In
Italia seicento e quaranta, in Almagna duecento e trentuna, cento in
Francia, in Turchia novantuna, ma in Ispagna son già mille e tre!" E'
chiaro che la maggioranza di esse erano adulte). Per questa ragione, gli
psichiatri potrebbero dire che non si possa concludere che la maggioranza di
questi uomini aveva una predominante preferenza per ragazze adolescenti. Alcuni
probabilmente avevano tale preferenza, ma non si può essere sicuri di questo.
In ogni caso, non c'era modo, neanche in quei tempi, di distinguere un
"ebefilo" da tutti gli altri, proprio perché "tutti lo facevano" e la maggior
parte degli uomini non lo fecero a causa di una parafilia, ma semplicemente
perché era una abitudine tradizionale.
Un argomento interessante che fa sorgere numerosi quesiti nuovi: Quando
un'intera società osserva l'abitudine di uomini adulti che si sposano con
ragazze adolescenti, che senso ha allora di parlare di ebefilia ed ebefili? Quale
criterio ci tocca impiegare per distinguerli dagli altri uomini? E per quale
ragione importante lo si dovrebbe fare? A quale scopo pratico potrebbe servire?
Qui può essere istruttivo l'esempio di un'altra parafilia – il feticismo per i
piedi. Come sappiamo, nella Cina imperiale era per oltre mille anni tradizione
di storpiare i piedi femminili. Si dice che il legare i piedi abbia avuto una
componente erotica: Piedi piccoli facevano la donna sessualmente più
desiderabile. Infatti, i loro "piedi di loto", si supponeva, erano provocanti
ed alzavano l'eccitamento maschile. Se ciò era vero o no, per quanti uomini
poteva essere valida questa ipotesi? Una cosa è certa: Nel caso della Cina
imperiale non ha senso di parlare di "feticismo del piede" come parafilia e
bisogna distinguere " i feticisti di piedi" come un gruppo diverso dal resto
della popolazione. Il credere nell'attrazione di piccoli piedi artificialmente
ottenuti era così profondamente penetrato nella cultura cinese, che tale
distinzione non solo sarebbe stata considerata senza significato ma addirittura
assurda.
(Per dettagli pregasi di vedere "click
here" sul sito del professor Haeberle –
http://www.sexarchive.info/ECE6/html/foot_binding.html)
Brevemente: Con fattori culturali che
giocano un ruolo così importante bisogna stare molto attenti quando si tenta di
stabilire criteri diagnostici "obiettivi" per ordine o disordine nel
comportamento sessuale umano. Ciò non significa che gli psichiatri non possano
e non debbano intervenire in certe situazioni concrete. Ma essi saranno più in
grado di farlo effettivamente se rinunciano a dubbie affermazioni e
pronunciamenti assoluti basati su convinzioni morali non riconosciute.
Con ciò arriviamo ora ai termini "parafilia" e "disordine": Posso solo
ripeterlo: Sono termini prescientifici e tali rimarranno per sempre.
Naturalmente, quando F.S. Kraus creò più di cento anni fa il termine
"parafilia", aveva le migliori intenzioni.
Ma, come io sostengo, non si può continuare così. "Parafilia" e "disordine"
sono giudizi di valore negativo e non la descrizione obiettiva dei fatti. Gli
psichiatri non fanno alcun favore a loro stessi continuando ad adottare questi
termini moralistici. Se desiderano rispetto nel futuro farebbero bene a cercare
espressioni nuove e più neutrali. Non voglio essere pignolo o negativo. Ritengo
soltanto che i miei stimati colleghi, accurati e seri come sono e guidati dalle
più nobili motivazioni, stiano lottando per una causa persa.
Ritengo che il vero problema qui è nel concetto stesso di parafilia. Non c'è
scampo: E' e rimarrà sempre un termine essenzialmente ideologico. Non è una
descrizione neutrale di qualcosa, ma un giudizio morale negativo. Non serve di separarlo
in parafilia e disordine parafiliaco! Per questo si può consultare il mio
dizionario critico (Critical dictionary sul mio sito: http://www.sexarchive.info/GESUND/ARCHIV/CDS.HTM)
PARAFILIA. (greco "accanto a" &
"amore", in altre parole "amore di seconda classe")... un termine ora preferito
invece di quelli più vecchi come "perversione", "aberrazione" e "deviazione"
che sono caduti in disuso perché troppo rigidi ed ideologici. Ma anche il nuovo
termine non rappresenta veramente alcun progresso intellettuale, in quanto
anch'esso assume ed implica l'esistenza di un amore (filia) "reale", "vero",
"naturale" e "corretto", che
ha parenti di rango minore, che si trovano accanto, dietro o sotto, esattamente
come il personale paramedico sta dietro o sotto il "vero" dottore. Parlando
scientificamente, questo è un'assunzione senza garanzie di fondatezza.
Professionisti in ogni campo dovrebbero chiaramente ed apertamente formulare la
loro disapprovazione ogni volta che questi termini vengono pronunciati. Termini
che potrebbero essere convincenti in alcuni casi, ma che in altri casi non
sarebbero altro che pregiudizi.
In altre parole: Tutte le persone che usano il termine "parafilia", con questo
pretendono indirettamente di sapere che cosa è giusto o sbagliato nel
comportamento sessuale umano. La stessa cosa vale per la parola "disordine".
Ripeto, chi pronuncia queste parole pretende di essere a conoscenza dell'ordine
unico e corretto. Una tale pretesa può avere un qualche senso quando si parla a
proposito del corpo umano e le sue funzioni, anche se, come ci ricordano casi
di sesso fisico indeterminato che anche lì il termine può risultare
controverso. Per esempio, alcuni medici bene intenzionati, in relazione
all'intersessualità, avevano introdotto il termine "Disordine dello Sviluppo
Sessuale" (Disorders of Sex Development DSD). Non era una sorpresa
che questo non stava bene agli intersessuali che si sentirono denigrati da una
caratterizzazione così peggiorativa. Per questa ragione coloro, in risposta,
hanno suggerito l'espressione meno giudicatoria "Differenze di Sviluppo
Sessuale" (termine accorciato in lingua inglese DSD).
Inoltre:
Molta gente si ricorda dei tempi in cui gli psichiatri consideravano la
masturbazione solitaria ed il comportamento omosessuale come sintomi di
psicopatologia, in altre parole come disordini sessuali. Infatti, la Chiesa
Cattolica sta ancora mantenendo parte di questa tradizione, dichiarando tuttora
nel catechismo che "gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati".
Per supportare questa opinione gli autori citano la dottrina della Legge
Naturale.
Per una discussione su questa dottrina si può cliccare qui. (Per dettagli
pregasi di vedere "click here" sul sito del professor Haeberle –
http://www.sexarchive.info/ATLAS_EN/html/natural_law_and_the_laws_of_na.html
Per noi sessuologi moderni dovrebbe essere
più che chiaro che la dottrina della Legge Naturale non può trovare posto nella
scienza. Per questa ragione dovrebbe essere ugualmente chiaro che il termine
"disordine" non è più accettabile quando ha a che fare con qualcosa di così
complesso come il comportamento sessuale umano. Gli scienziati dovrebbero
lasciare questa certezza morale (o meglio: dogmatismo) alle autorità religiose.
In conclusione: Noi nel mondo sessuologico dovremmo, una volta per tutte,
eliminare i termini moralistici e prescientifici "parafilia" e "disordine".
Dovremmo invece preoccuparci dei comportamenti che causano angoscia o danni
alle persone implicate e/o causano danni ad altri. Ed è qui che dovremmo
cercare (e sono sicuro che li troveremo) termini moralmente neutrali e puramente
descrittivi, i quali, alla fine, dovrebbero rafforzare e non indebolire
l'autorità degli psichiatri ed altri ai quali potrebbero venir richiesti degli
interventi.
Forse qualcosa come " interessi erotici che possano avvantaggiarsi da una
terapia o richiedere una particolare attenzione". Non sono un classicista, ma
uno dei nostri colleghi che conosce a fondo il greco ed il latino potrebbe
probabilmente trovare termini nuovi e gradevoli greci o latini che non
pregiudichino i risultati già prima di cominciare! Se un tale nuovo termine
suona abbastanza bene verrà senz'altro accettato dalla professione
psichiatrica. Allora tutti saranno felici ed il presente dibattito inutile,
senza fine e spesso acrimonioso arriverà ad una fine armoniosa.
(1) Cantor, J. M.,
Blanchard, R., & Barbaree, H. E. Sexual disorders in P. H. Blaney
& T. Millon (Eds.),
Oxford textbook of psychopathology (2nd
ed.). New York: Oxford University Press 2009 (pp. 527–548).
Berlino, luglio 2010